Banca D’Italia ha recentemente dato delle indicazioni molto stringenti per quanto riguarda le remunerazioni dei promotori finanziari.
Dal lato reti hanno gridato alla bancarizzazione dei promotori. Dove sta però la verità?
Le organizzazioni tradizionali, a forma piramidale, su questa nuova situazione dovranno cominciare presto a fare serie riflessioni.
Cosa dice la Banca d’Italia e in particolare l’ESMA?
Bisogna ribilanciare la remunerazione variabile in maniera tale che la remunerazione non dipenda soltanto dalle front o dai tunnel, ma dipenda soprattutto dal management fee, quindi dai portafogli stabili. La finalità di questa iniziativa è quella di rendere le società più stabili, con dei bilanci più stabili, con un futuro più stabile e quindi evitare tutto ciò che genera volatilità e spinte commerciali molto violente contro la clientela, spesso ignara delle commissioni che deve sostenere.
Il futuro deve adesso andare verso una stabilizzazione dei patrimoni e anche del patrimonio di vigilanza delle aziende e quindi fa bene la Banca d’Italia e l’ESMA a focalizzare la propria attenzione sulle fonti di reddito delle società.
Tante società generano grandi utili grazie a commissioni di performance, che magari fanno il loro benchmarking su parametri teorici e non in linea con quella che è la stabilità di rapporto di lungo termine con il cliente. Non dimentichiamo poi i tunnel (commissioni in uscita che decrescono all’aumentare del tempo di possesso delle quote del fondo fino ad azzerarsi), i front (commissioni di ingresso) o i processi come i contest (le gare di produzione) o la spinta di manager di struttura verso fatturati di breve termine. Si tratta di cose che la Banca d’Italia sta cercando adessp di far evitare alle aziende che operano nella cosiddetta industria del risparmio gestito.